L’Italia è in recessione tecnica è questo come hai potuto leggere sui giornali economici è quanto stato dichiarato da Banca d’Italia e dal Fondo monetario Internazionale. I dati Istat non possono essere modificati, il PIL è negativo per due trimestri di seguito e dimostra un rallentamento della nostra economia.
Le manovre del governo, come il reddito di cittadinanza e il pensionamento anticipato per mezzo della quota cento, sembrano non essere sufficienti per ridare nuovo impulso ai consumi e liberare posti di lavoro per i giovani. Da giorni si vocifera di far passare una legge per permettere l’utilizzo dell’oro della Banca d’Italia. Ma cosa c’è di vero? È possibile effettuare un tale intervento? Di seguito analizzeremo alcuni aspetti che ti potranno essere utili al fine di comprendere cosa sta accadendo nel nostro paese.
La Banca D’Italia e le riserve auree del paese
La Banca d’Italia è un istituzione nata nel 1893 dalla fusione della Banca Nazionale del Regno D’Italia, la Banca Nazionale di Toscana e la Banca di Credito Toscana. Le riserve auree sono state accumulate in 120 anni di storia. La sua funzione è indipendente in modo da non essere influenzata da ambiti politici e amministrativi. Per questo gestisce e amministra in maniera autonoma le riserve auree del paese, come nel caso delle altre banche europee, contribuendo in questo modo a dare credibilità e sicurezza non solo al sistema delle Banche Centrali Europee, ma anche alla politica economica dell’Italia.
Ti sarai domandato del perché il governo italiano in un momento di rallentamento della nostra economia ha posto attenzione alle riserve auree della Banca d’Italia. Le motivazioni sono differenti, ma l’aspetto principale riguarda le caratteristiche dell’oro. Il metallo prezioso viene considerato come di rifugio che non segue l’andamento economico mondiale. In un momento di rallentamento del sistema finanziario l’oro tende ad aumentare il suo valore. In data odierna la sua quotazione è di 37,48 € al grammo e 1.314,4 dollari all’oncia con un andamento in crescita. È un bene che può essere facilmente convertito in liquidità monetaria.
L’utilizzo dell’oro della Banca d’Italia
I numeri sono l’aspetto che desta maggiore interesse per il governo. La Banca d’Italia è il quarto istituto di credito al mondo per l’ampiezza della sua riserva aurea. Potrebbe sembrati sconcertante che nel nostro paese vi siano consistenti quantità d’oro dopo la Federal Reserve Americana, la Bundesbank tedesca e il Fondo monetario internazionale. Le tonnellate sono stimate a 141 pari a 95.493 lingotti e una parte leggermente minore di monete in metallo prezioso. In base alle ultime quotazioni il valore commerciale di tale riserva si aggira intorno ai 90 miliardi di euro. L’ipotesi dell’utilizzo dell’oro per alcuni economisti può essere considerata bizzarra e anche allarmante. In ogni caso bisogna analizzare alcuni aspetti. In primo già nel 2014 venne formulata l’idea di poter utilizzare parte della riserva aurea della Banca d’Italia al fine di ricoprire alcuni debiti della nostra economia. Tale idea è stata poi subito messa da parte data le caratteristiche dello statuto della Banca d’Italia.
In secondo luogo vi è un problema di natura istituzionale. Come precisato la Banca d’Italia amministra e detiene l’oro di proprietà dello Stato in maniera indipendete. Anche se è un ente di diritto pubblico e quindi appartenente allo stato, non esiste una normativa di legge la quale identifichi che l’oro sia di proprietà dello Stato Italiano e come tale utilizzabile. Inoltre anche se si ipotizza una tale condizione, lo statuto di Banca d’Italia dovrebbe essere a sua volta modificato.
Il piano del Governo per reperire risorse
Come si evince l’utilizzo dell’oro della Banca d’Italia da parte del governo non è qualcosa di molto semplice. Ma il piano del governo è una realtà o solo una delle tante voci di corridoio che in questo momento di difficoltà del nostro paese viene dichiarata al vento? Il presidente della Commissione bilancio della Camera Borghi ha sottolineato la necessità di una legge che specifiche che l’oro sia di proprietà dello stato e quindi utilizzabile in caso di necessità, ma ha anche ribadito che non verrà toccato nemmeno una singola oncia, dato che per adesso si è solo ipotizzato un tale intervento.
A favore dell’idea del governo vi sono comunque le azioni svolte dagli altri paesi Europei i quali per far fronte alle necessità economiche hanno venduto dal 20% al 60% delle loro riserve auree. Considerando il valore di quella presente nelle casse di Banca D’Italia, l’eventuale vendita di una minima parte della riserva potrebbe portare a una liquidità che va dai 15 ai 20 miliardi di euro, una cifra importante che potrebbe allontanare l’idea di una serie di correzioni nel programma di bilancio e dell’eventuale aumento dell’IVA.