Dopo numerosi tentativi da parte di M5S e della Lega Nord di formare un governo, il 28 maggio 2018 il Presidente della Repubblica Italiana nomina Presidente dei Consiglio dei Ministri Carlo Cottarelli, il cui unico ruolo istituzionale è stato svolto nel lontano 2013, quando fu nominato dal governo Letta per occuparsi della Spending Review.
L’incarico che allora gli fu affidato, prevedeva la realizzazione di un’analisi effettuata prendendo in esame le spese sostenute dallo Stato, per il funzionamento dei suoi uffici e per i servizi ai cittadini, al fine di ridurne gli sprechi di denaro e di migliorarne il bilancio. La sua funzione, di revisore della spesa pubblica, avrebbe dovuto avere una durata di tre anni, ma quando nel marzo del 2014 Cottarelli era pronto a presentare il suo programma per ridurre gli sprechi, si era già insediato un nuovo governo con Matteo Renzi Presidente del Consiglio dei Ministri.
Per questo motivo il professore di Scienze Economiche e Bancarie si è trovato a dover presentare la sua proposta al nuovo governo, che però non approvò del tutto le sue iniziative. L’economista decise così di fondare un blog (Il blog del commissario) in cui pubblicare molti documenti sulla gestione delle spese pubbliche e altrettante considerazioni sul lavoro svolto dal governo Renzi. L’ultimo intervento di critica nei confronti del governo in carica in quel periodo, risale a luglio del 2014, anno in cui verrà nominato, dal Presidente del Consiglio, direttore esecutivo nel Board del Fondo Monetario Internazionale.
Il progetto di Cottarelli
Nell’aprile del 2015 (due anni dopo la nomina di Cottarelli) verranno pubblicati, sul sito revisiondellaspesa.gov.it, alcuni dossier contenenti le proposte dell’economista. In questo modo è stato possibile analizzare l’idea del professore di Cremona su argomenti come: gli investimenti da realizzare, i provvedimenti da prendere sui costi della politica e gli interventi da mettere in atto sui singoli ministeri.
Una delle proposte più importanti avanzate da Cottarelli riguardava l’incremento dell‘attività di sorveglianza sulle fasi di esecuzione e di realizzazione delle opere programmate dal CIPE (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica). Inoltre, veniva proposto anche di istituire due fondi per la realizzazione di opere e progetti, ma anche di indicare, con un Decreto Ministeriale, le modalità e i procedimenti da adottare nel caso di finanziamenti approvati per attività, che poi non vengono portate a termine.
Molte delle idee avanzate dal cremonese non sono state prese in considerazione, infatti solo una piccola parte delle proposte relativa al taglio dalla spesa pubblica è stata attuata.
Il suggerimento iniziale di Cottarelli prevedeva tagli per 34 miliardi di euro, di questi solo 8-10 miliardi sono stati riconosciuti, dallo stesso economista, come realmente realizzabili.
I tagli proposti da Cottarelli
Sono ben 72 le slide che, nel marzo del 2014, Cottarelli consegnò al Presidente del Consiglio. Al loro interno le proposte riguardavano:
- tagli di 7,2 miliardi di euro per l’acquisto di beni e servizi;
- tagli per 500 milioni di euro sugli stipendi dei dirigenti della Pubblica Amministrazione;
- tagli di 300 milioni di euro sulle consulenze e sulle auto blu;
- tagli per 1,7 miliardi di euro grazie alla formazione di sinergie tra i corpi di polizia;
- tagli per 900 milioni di euro alle sedi periferiche dello Stato, alle capitanerie di porto, ai vigili del fuoco, alle prefetture e alle comunità montane;
- tagli per 800 milioni di euro per le province e gli enti pubblici;
- tagli per 300 milioni di euro per l’illuminazione pubblica;
- tagli per 900 milioni di euro sui costi della politica.
Il piano di Cottarelli prevedeva anche dei contributi da versare per le pensioni superiori ai 2.500 euro mensili. La proposta fu immediatamente bocciata dal governo Renzi. Furono rifiutate anche le proposte relative ai tagli alla sanità per 2 miliardi di euro e quelli alla difesa per 2,5 miliardi di euro. Durante il suo mandato il professore di economia e finanza, propose di ridurre il numero delle società partecipative, cioè società che hanno un capitale che in parte è degli enti pubblici.
L’economista individuò 2.671 società partecipative in cui i membri del consiglio di amministrazione erano in numero superiore a quello dei dipendenti. Soluzione a tale problema fu trovato con la riforma Madia. Il programma di Cottarelli prevedeva un risparmio di circa 8 miliardi di euro entro il primo anno, che sarebbero diventati 18 durante il secondo anno, per poi salire a 34 alla fine del mandato.