La legge sul copyright impone il divieto di divulgazione di brani musicali coperti da diritti d’autore. Non esiste un periodo preciso entro cui tali diritti decadono, dipende da come le opere vengono registrate alla SIAE e per ognuna potrebbe essere diverso; l’unica data certa di scadenza è il termine di 70 anni dalla morte dell’autore, non certo tempi proponibili. Il fenomeno della pirateria musicale risale agli anni 80, quando per poche lire si compravano musicassette contenenti gli ultimi successi, più o meno godibili a seconda della fonte di registrazione, ma quasi sempre di bassissima qualità.
Erano altri tempi e la musica si ascoltava con spirito diverso, ma la pirateria era attiva come e forse più di oggi. Da quando esiste Internet la musica ha sempre sofferto della divulgazione incontrollata prima, difficilmente controllabile poi, fino ad arrivare attualmente alla disincentivazione dell’illecito, proponendo canali alternativi forse ancora più vantaggiosi di quelli illegali. In rete esistono svariati programmi peer to peer attraverso i quali gli utenti scambiano tra l’altro brani musicali anche recenti e coperti da diritti d’autore. Questi costituiscono un mezzo illecito, fortemente contrastato dalla RRIA americana che combatte la pirateria con mezzi altrettanto decisi, come infettare i brani con ransomware dedicati alla tracciabilità, per poi infliggere pene severissime agli sharer.
I siti e le app
Oggi esistono molte piattaforme legali dove condividere, ascoltare e scaricare musica gratis è consentito come Youtube, che però è dotato di un filtro interno che riconosce i brani protetti e ne oscura i contenuti qualora risultassero coperti da copyright. Sono inoltre attivi siti dove si può ascoltare e scaricare gratis esclusivamente pezzi i cui diritti sono decaduti o materiale volutamente messo a disposizione dall’autore.
Qualche esempio:
- https://www.freestockmusic.com;
- https://www.jamendo.com/start;
- http://mp3linow.com/it/;
- http://beemp3s.org/;
- http://freemusicarchive.org/
e molti altri. Questi sono fruibili con le stesse modalità di un vecchio jukebox, cioè selezionando un brano da liste o intere cartelle divise per nome, autore, anno d’uscita, genere musicale, ecc. Ci sono poi le app dedicate ai brani MP3, che riproducono il brano richiesto cercando sui servizi di hosting, piattaforme di sharing e social network e che consentono di scaricare musica free su smartphone e tablet. Qualche app è a pagamento ma si tratta di cifre decisamente contenute.
Di seguito alcune tra le principali:
- Tiny Tunes (Android);
- Fildo (Android);
- Amazon Music (Android/iOS);
- Jamendo Music (Android/iOS);
- Apple Music (Android/iOS);
- Youtube Music (Android/iOS);
- Google Play (Android/iOS);
- Spotify (Android/iOS/Windows Phone).
Le Creative Commons
Sono particolari licenze pensate su vasta scala entro la quale la musica occupa una percentuale notevole. Si tratta in sostanza di un metodo di divulgazione che un autore può decidere di adottare in alternativa al sistema classico. In pratica è possibile che il creatore di un‘opera ne divenga licenziatario pur conservandone i diritti, affidando i propri contenuti a gestori che ne sfruttano il potenziale con mezzi diversi dalla classica vendita.
Con questo sistema oltre a godere della distribuzione a livello mondiale, un autore può addirittura vedere incrementati i propri utili. Il fatturato proviene da sistemi come AdSense, cioè i proventi derivanti dalle visite sui vari siti (click), oppure da piattaforme di sharing come le su citate Jamendo o Spotify. Ovviamente le royalties vengono ugualmente assegnate all’autore (licenziatario) che può inoltre optare per l’approvazione di opere derivative che verrebbero sottoposte allo stesso regime di assegnazione delle provvigioni derivanti dall’apporto dei suoi brani (Share Alike). Il licenziatario può inoltre decidere di cedere gratis i propri contenuti in cambio della citazione obbligatoria dell’autore (di sè stesso).