Sino al 2012 ancora resisteva, nel nostro sistema pensionistico, il meccanismo retributivo, per il quale gli aventi diritto sino al 1995 potevano versare anche solo 18 anni di contributi per ottenere la pensione integrale e, maturati i requisiti di età andare in pensione. Con il governo Monti e, nello specifico per effetto della riforma voluta dall’allora ministro Elsa Fornero, il sistema retributivo è stato definitivamente rottamato in favore del pieno contributivo, eliminando di fatto una disparità sociale che sussisteva da anni tra i pensionati che hanno iniziato a percepire la loro pensione anche molto giovani avendo maturato i contributi necessari, e chi invece è stato costretto a lavorare sino alla nuova soglia stabilita in 67 anni compiuti. Scopriamo insieme quali sono le caratteristiche del nuovo sistema pensionistico e quali requisiti sono necessari per maturare definitivamente il diritto alla pensione.
I requisiti per richiedere la pensione: differenze tra pensione di vecchiaia e pensione per contribuzione
Esistono innanzitutto due forme pensionistiche che possono essere ottenute dallo Stato, una relativa al raggiungimento di determinati requisiti di età (66 anni e 7 mesi compiuti) che può essere richiesta se il pensionato è in una situazione di particolare bisogno economico e necessita quindi di un sostegno per vivere. Nel caso invece della pensione ottenuta per mezzo del sistema contributivo attualmente in vigore, i limiti di età previsti dalla riforma Fornero fissano il termine anagrafico a 66 anni e 7 mesi per gli uomini e 65 e 7 mesi per le donne.
Con il sistema retributivo, il controvalore netto mensile della pensione veniva calcolato considerando la media dei redditi percepiti negli ultimi dieci anni di lavoro se il richiedente era un dipendente pubblico o privato, mentre la media si allungava a 15 anni se il richiedente era un lavoratore autonomo. Il calcolo veniva eseguito applicando il 2% a questa media e moltiplicandola per tutti gli anni di contribuzione maturati dal dipendente.
Un breve esempio
Se negli ultimi 10 anni di pensione la media del tuo reddito è 30000 euro ed hai versato contributi per 40 anni, la tua pensione sarà il 2% di questi valori, ovvero 24000 euro l’anno. Con il sistema contributivo, invece, il calcolo viene effettuato considerando i contributi effettivamente versati da ogni contribuente e l’ammontare relativo viene rivalutato annualmente sulla base di un coefficiente stabilito dall’Istat che tiene conto della variazione del PIL con cadenza quinquennale. Gradualmente è previsto il raggiungimento della parità di età pensionabile tra uomini e donne.
Oggi però, oltre ad avere i requisiti di età, è possibile andare in pensione anche al raggiungimento del totale dei contributi necessari per ottenere il pensionamento anticipato. Chi ha iniziato a lavorare in giovane età, ad esempio, potrà andare in pensione raggiunti i 42 anni e 10 mesi di contributi versati; il totale si riduce di un anno di contribuzione nel caso delle donne lavoratrici. Sarà possibile restare a lavoro anche successivamente alla maturazione dei requisiti minimi di età e contributi e sino al concorrere del 70esimo anno di età; questa scelta, laddove possibile, consente al pensionato di migliorare l’importo dell’assegno mensile grazie all’applicazione di un coefficiente di trasformazione maggiorato in ragione della maggiore età anagrafica.
Dove verificare la propria posizione pensionistica?
Attraverso il servizio La mia pensione futura, messo a disposizione direttamente dal portale INPS è possibile, per ogni contribuente, consultare online la propria situazione contributiva attraverso l’estratto conto previdenziale. Sul prospetto sono indicate specificamente le marche pensionistiche versate nel corso degli anni ed il loro concorrere al raggiungimento dell’importo della pensione. Al portale dell’INPS si accede utilizzando le classiche credenziali del sito, ovvero il pin ricevuto in busta cartacea oppure il codice SPID.