Prevedere l’andamento del petrolio è sicuramente uno dei principali obiettivi di quanti operano nel settore finanziario e nel trading. Tuttavia è innegabile che questa importante materia prima presenta andamenti sempre molto complessi, non sempre facili da poter ipotizzare a lungo termine. Recentemente, ad esempio, un nuovo crollo del prezzo del greggio ha portato a rimarcare un trend negativo che ha portato il benchmark WTI a quotazioni poco superiori ai 60 dollari a barile.
Questa particolare situazione rappresenta naturalmente un momento propizio per i trader che potranno puntare a un profitto non indifferente se sapranno valutare con attenzione il momento e gli strumenti di trading con i quali operare. Naturalmente, diventa anche fondamentale poter guardare alle cause del crollo delle quotazioni, per avere maggiori informazioni su quali potranno essere gli andamenti futuri. Pertanto, non bisognerà perdere d’occhio gli accordi tra i paesi OPEC e le particolari prese di posizione degli Stati Uniti che, negli ultimi mesi, ha puntato su un elevato livello produttivo, contravvenendo gli accordi stessi che puntavano a un contenimento della produzione.
Le tensioni che si sono generate da queste prime prese di posizione sulla produzione sono ancora relativamente pacate, ma il rischio di tensioni con gli altri paesi che fanno parte dell’Organizzazione dei Paesi Esportatori è più concreto che mai. Le possibili soluzioni, naturalmente, sono un incremento della produzione anche da parte di altre nazioni, in particolare dell’Iran, creando chiaramente degli squilibri non leggeri sull’andamento del prezzo del petrolio.
Prevedere le quotazioni del petrolio per i prossimi anni
Considerando il particolare stato attuale, che può essere definito di transizione, è chiaro che poter prevedere gli andamenti del prezzo del greggio per il futuro diventa quanto mai complesso. Gli analisti, infatti, si dividono in due grosse schiere. Da una parte quelli che, nonostante le oscillazioni al ribasso di questi ultimi mesi continuano a prevedere delle buone possibilità per il futuro prossimo. I più ottimisti, infatti, valutano poco probabile un incremento della tensione tra gli stati OPEC e prevedono un rapido rientro della situazione attuale che porterebbe il petrolio a raggiungere il prezzo di 80 dollari al barile entro la fine dell’anno.
Dall’altra parte, invece, vi è un gruppo di economisti che ritiene più prudente non farsi prendere dall’ottimismo, visto la particolare politica intrapresa dagli Stati Uniti e non solo nel settore del petrolio. A supportare le preoccupazioni di questi ultimi vi è anche il Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti d’America: inizialmente propenso a un incremento del prezzo del greggio, questo ente ha rivisto le proprie stime e ha evidenziato come la probabilità di un andamento che resti oscillante intorno agli attuali valori, ma non in grado di crescere fino alle quote di 80 dollari al barile nell’arco di tutto il 2018, sia molto più elevata.
Questa doppia possibilità, naturalmente, può mettere in crisi gli investitori, in particolare quanti hanno puntato al trading di CFD e di futures. In un momento di transizione così particolare, pertanto, l’unica informazione sulla quale basare le proprie strategie di trading è relativa alla fase di equilibrio del momento, con probabilità future di incremento.
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