Prelievo Forzoso sui Conti Correnti: Cos’è e Quando è stato Applicato in Italia nel Passato

Il prelievo forzoso, detto anche tassa patrimoniale, è una procedura straordinaria, riservata a casi di particolare emergenza, che può utilizzare il governo a sua discrezione, anche senza preavviso, e prevede di applicare una tassa straordinaria su tutti i conti correnti di tutte le banche al fine di trovare una soluzione ad una crisi finanziaria del paese non risolvibile con interventi di politica monetaria ordinari.

Talvolta viene stabilito un importo sotto il quale non applicare il prelievo, ma può anche essere preso in considerazione qualsiasi deposito con saldo attivo, e la percentuale della riscossione viene decisa secondo il fabbisogno del governo.

Per quanto ovvio non c’è modo di opporsi a questo provvedimento, anche se fortunatamente non accade di frequente essendo l’ultimo intervento a cui il governo ricorre proprio per il rischio di mettere in ulteriore difficoltà le famiglie italiane.

In Italia è già stato applicato in passato, precisamente nel 1992 dal governo Amato come vedremo di seguito, e nel 2016 il discorso è ritornato in auge data la difficoltà finanziaria in cui versa il nostro paese e l’applicazione del governo di Cipro di questo speciale provvedimento; la crisi finanziaria inoltre ha portato anche alla nuova normativa sul fallimento bancario proprio per ridurre l’intervento dello Stato in queste situazioni.

Precedenti storici

Correva l’anno 1992 quando ci fu l’ultimo episodio in Italia; a quel tempo il governo di Giuliano Amato, al suo primo mandato, prese la storica decisione, considerato il crollo della lira e la drammatica emergenza della finanza pubblica, di applicare una patrimoniale del sei per mille (0,60%) su tutti i capitali detenuti dagli italiani sui conti correnti. Il decreto fu attuato nella notte tra il 9 e il 10 luglio 1992.

In quel caso si optò per questa soluzione e non per la svalutazione, che poteva sembrare la via più facile, perché l’Italia aveva già un debito pubblico troppo elevato e un’ulteriore indebolimento della lira avrebbe creato ancora maggiori problemi alle finanze pubbliche rischiando di condurre il paese in un tunnel senza uscita.

Giuliano Amato, allora presidente del consiglio, giustificò questa manovra data la situazione di drammatica finanzia pubblica che si stava vivendo in quegli anni poiché la lira era vittima di un vero e proprio attacco speculativo; le cose però non andarono come Amato e i suoi collaboratori avevano osato sperare: nonostante la legge finanziaria di luglio, al cui interno era compresa questa tassa patrimoniale, portò nelle casse statali circa centomila miliardi di lire; la Lira, dovette comunque uscire dal Sistema Monetario Europeo. Venne allora nominato Carlo Azeglio Ciampi, ai tempi governatore della Banca d’Italia, a capo di un governo tecnico per far uscire l’Italia dalla crisi.

Contro questa decisione unilaterale del governo il correntista privato non ha in realtà nessuna possibilità di opporsi. Questo perché il governo al momento dell’annuncio pubblico prende anche dovute contromisure per fare sì che non possano essere prelevate somme in tempo dai conti correnti.

Prelievo forzoso oggi e legge sul fallimento bancario

Quanto successe nel 1992 non è detto che non possa ripetersi, in quanto il governo potrebbe decidere di attuare questa soluzione in qualsiasi momento se dovesse ripresentarsi nuovamente uno scenario di grande crisi come in passato. Fortunatamente nonostante nell’ultimo anno si sia tornati a parlare di prelievo forzoso sui conti correnti dei cittadini, non sembra ancora una realtà concretamente applicabile. Bisogna però dedicare particolare attenzione all’ultima normativa sul fallimento bancario, tecnicamente detta bail-in.

Da gennaio 2016 infatti potrebbe essere direttamente una banca ad applicare un prelievo forzoso sui depositi dei propri correntisti, in quanto il sistema del bail-in prevede che un’eventuale risoluzione di crisi bancaria può interessare direttamente azionisti, obbligazionisti e appunto, correntisti della banca stessa. Ci sono determinati limiti che vanno rispettati, ma è giusto saperli per tutelarsi e non rischiare di trovarsi impreparati; diventa per cui molto importante conoscere anche gli investimenti che abbiamo in portafoglio ed essere consapevoli se possono rientrare in questo provvedimento.

Il prelievo forzoso non considera i depositi fino a 100.000 euro (garantiti dal fondo interbancario), né i patrimoni dei clienti che la banca ha in gestione (ad esempio azioni ed obbligazioni di altre società). In questo modo lo Stato si riserva di intervenire solamente in casi eccezionali o di pubblico interesse, non più fondo perduto come in passato.

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