Pensione minima a 780 €, l’annuncio di Di Maio e lo scontro con la Fornero

Dopo le dichiarazioni, con la presentazione del piano di legge di bilancio 2019, del vice premier Di Maio sulla pensione minima che sarà certamente di 780 euro, è scontro con l’ex Ministro del Lavoro Elsa Fornero, a dir poco critica sui punti programmatici proposti dal nuovo Governo in materia previdenziale e sicura che in questo modo si creeranno i poveri del futuro.

Nella legge di bilancio 2019 grazie alla voce pensione di cittadinanza si alzeranno le minime a 780 euro, è questo il messaggio che in un post su Instagram ribadisce Luigi Di Maio, confermando anche il superamento della Legge Fornero. Secca e puntuale è arrivata la risposta dell’ex Ministro del Lavoro chiamata in causa, che si scaglia contro le proposte del Governo definendole una controriforma delle pensioni. Abbassando l’età pensionabile è inevitabile si abbassino anche le pensioni, in sintesi il pensiero della Fornero, secondo la quale non si sta tenendo in considerazione la realtà demografica del Paese, con il rischio di mettere in pericolo chi oggi è giovane o chi ancora deve nascere.

Di Maio: la manovra del popolo

Secondo Di Maio invece la manovra è attuabile e mira ad aiutare i deboli e tagliare i privilegi che in passato sono stati lasciati dai vari Monti, Letta, Renzi e Fornero a coloro che godono di vitalizi e pensioni d’oro. Un passato di lacrime e sangue per i cittadini che è oggi solo un brutto ricordo e con questo forte messaggio il vice premier grillino rimanda al mittente le critiche ricevute dalla Fornero.

La legge Fornero

La tanto osteggiata legge Fornero è stata approvata nel 2011 dal governo Monti in un periodo particolarmente difficile per l’economia italiana, ma tale legge non è fronteggiata solo oggi dal Movimento Cinque Stelle e dalla Lega, lo è stata anche in passato dallo stesso Partito Democratico che ne ha chiesto a più riprese diverse modifiche. La riforma, inserita nell’articolo Salva Italia, ha introdotto cambiamenti necessari e dolorosi allungando i tempi per poter andare in pensione, ma non prestando attenzione a particolari situazioni. Una di queste ha coinvolto coloro che avevano accettato il licenziamento in cambio di aiuti economici fino al raggiungimento dell’età pensionabile, ma con questo innalzamento della stessa età pensionabile si sono ritrovati per un determinato periodo senza aiuti né pensione, i cosiddetti esodati ritrovatisi in un limbo.

In molti riconoscono alla legge Fornero di aver raggiunto gli obiettivi prefissati: dare un segnale ai mercati internazionali in quel particolare momento e raddrizzare il sistema previdenziale italiano insostenibile da un punto di vista economico. E’ stato soprattutto Salvini a criticare la riforma allora e a battersi oggi per abolirla attraverso le sue proposte: la quota 100 e la quota 41. Quelle soglie cioè che danno la possibilità di andare in pensione alla somma tra età e anni contributivi che dia come risultato 100, ad esempio 60 anni di età e 40 di contribuzione, o in ogni caso quando si sono raggiunti i 41 anni di contributi.

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