L’oro della Banca d’Italia rappresenta una delle risorse che il nostro Paese possiede in una quantità non di certo indifferente che, nel corso della storia, ha subito diverse variazioni.
La storia dei lingotti della Banca d’Italia
Nata nel 1893 grazie alla fusione della Banca Nazionale Toscana, la Banca Toscana di Credito e la Banca Nazionale del Regno d’Italia, che darà proprio il nome all’attuale istituto di maggior importanza sul nostro suolo, il suddetto ente entrò subito in possesso di circa 86 tonnellate, molte delle quali provenienti dall’istituto di credito del Regno d’Italia. Col passare degli anni ci furono diversi accadimenti che portarono i lingotti a incrementare: nel 1926 il Banco di Napoli e quello di Sicilia decisero di consegnare le loro riserve d’oro alla Banca d’Italia, la quale doveva mantenere il monopolio di tali riserve, portando la quantità a raggiungere un totale pari a 150 tonnellate, che dopo 10 anni superarono le 536.
A causa delle guerra e ai costanti finanziamenti alle truppe italiane e agli alleati, l’oro posseduto dalla Banca d’Italia scese a circa 50 tonnellate, per poi subire un incremento del doppio al termine del conflitto mondiale. Nel 1943, al termine della Seconda Guerra Mondiale, le truppe tedesche, per vendicarsi del tradimento degli italiani, decisero di depredare la Banca d’Italia, rubando oltre la metà dei lingotti d’oro: solamente negli anni successivi al termine del conflitto è stata restituita, da parte della Commissione Tripartita, metà dell’oro rubato alla banca, che andò in perdita di 25 tonnellate di lingotti, mai trovati.
Nel corso delle decadi successive, grazie a svariati investimenti e altre restituzioni, la Banca d’Italia è riuscita a incrementare notevolmente la quantità dei lingotti d’oro in suo possesso.
L’attuale quantità e valore dell’oro della Banca d’Italia
Attualmente la Banca d’Italia ha voluto rendere nota la quantità di lingotti d’oro in suo possesso, sostenendo che quella riserva appartiene solo ed esclusivamente all’ente: ciò significa che, anche se non fisicamente presenti presso la sede, quei lingotti che appartengono all’ente non possono essere utilizzati da parte delle banche dove si trovano. Sono circa 2,451,8 le tonnellate d’oro in possesso della Banca d’Italia: per la precisione si parla di 95 mila lingotti d’oro mentre, il restante peso, è composto da monete d’oro. Il valore complessivo ammonta a circa 91 miliardi di euro ma è bene che tu sappia un dettaglio importante: l’oro e i lingotti in possesso della banca d’Italia non possono essere adoperati per fronteggiare il debito pubblico che il nostro Paese ha maturato nel corso degli anni.
Tale dato posiziona l’Italia dopo Stati Uniti e Germania come maggiori possessori di lingotti d’oro. Questo bene prezioso, infatti, potrà essere utilizzato solo ed esclusivamente per evitare che, in caso di potenziali crisi dell’Euro, la valuta possa perdere eccessivo potere d’acquisto: in questo caso, grazie alla risorsa d’oro posseduta dalla Banca d’Italia, sarà possibile ripristinare il valore dell’Euro e prevenire tutte le svariate conseguenza negative che deriverebbero da tale situazione.
Dove si trovano i lingotti d’oro della Banca d’Italia
La Banca d’Italia ha imparato, grazie agli accadimenti che caratterizzano la storia dei suoi lingotti d’oro, a tenere parte di queste riserve fuori dai confini del Paese italiano. Solo il 45% circa si trova presso la sede della Banca d’Italia e questo per evitare che, in caso di furto, tutti i lingotti possano essere rubati, come accaduto durante il periodo postumo al secondo conflitto globale.
Una buona parte dei lingotti d’oro si trova presso svariate banche degli Stati Uniti, con percentuale pari al 43% circa mentre il 5,7% è situato a Londra: il restante 6%, invece, si trova a Basilea e precisamente presso la Banca dei Regolamenti Internazionali. Lasciare i vari lingotti nelle suddette banche è stata un’operazione voluta fortemente dall’ente italiano, che così facendo previene quelle situazioni negative che in passato l’avevano colpita e allo stesso tempo impedisce che le risorse sulle quali è stato effettuato un investimento, ovvero i lingotti acquistati, possano essere sfruttati da parte delle banche che possiedono materialmente tali oggetti preziosi.