Da una decina d’anni per effettuare e ricevere bonifici è obbligatorio indicare il conto corrente usando il codice IBAN, acronimo di International Bank Account Number (numero internazionale di conto corrente bancario). Il passaggio dai vecchi codici ABI (Associazione Bancaria Italiana) e CAB (Codice di Avviamento Bancario) seguiti dal numero di conto all’IBAN fu a suo tempo motivo di malumori, soprattutto tra i correntisti che compilavano e compilano ancora i dati dei bonifici scrivendoli a mano (con i conti online basta un copia e incolla). In realtà il lungo codice IBAN non è altro che una giustapposizione dei vecchi codici secondo criteri di uniformazione internazionali.
L’IBAN è nato per permettere ai sistemi informatici dell’area SEPA (Single Euro Payments Area, area unica dei pagamenti in euro) di dialogare tra loro. Nell’area SEPA, che comprende in pratica tutti i Paesi europei anche non UE, con esclusione della maggior parte degli Stati balcanici, i trasferimenti di denaro in euro (quindi anche da e verso paesi che non l’hanno adottato) seguono dunque un medesimo protocollo.
Sarebbe stato impossibile automatizzare le transazioni utilizzando ancora i vecchi codici nazionali, riferiti di volta in volta a diversi parametri locali, con stringhe di significati diversi e nomi delle banche in continua variazione per accorpamenti. Il codice IBAN ha avuto il merito di utilizzare i parametri locali esistenti, per esempio ABI, CAB e numero di conto per l’Italia, BLZ (Bankleitzahl, codice di avviamento bancario) e conto per la Germania, ecc., trasformandoli in parametri comprensibili a livello continentale. Sempre per uniformazione, anche i bonifici nazionali sono stati trasferiti al sistema SEPA, anche se in alcuni Paesi la vecchia denominazione dei conti ha resistito fino all’anno scorso, almeno per i bonifici nazionali tra privati.
Come si costruisce l’IBAN
I codici IBAN dei vari Paesi non hanno la stessa lunghezza: quello italiano è composto da 27 cifre e caratteri, quello tedesco da 22, quello di Malta addirittura da 31. Il codice italiano si costruisce così:
– due lettere che indicano il Paese: IT
– due cifre che rappresentano il CIN (Control Internal Number) europeo, un parametro variabile che individua eventuali errori formali dell’IBAN, seguite da una lettera che rappresenta il CIN a livello nazionale
– 5 cifre del codice ABI (quando in un qualsiasi parametro il numero di cifre è inferiore a quello prestabilito si inseriscono degli zeri iniziali) e 5 cifre del codice CAB
– il numero del conto corrente preceduto da quanti zeri servono per arrivare a dodici cifre.
Disponendo dei soli numeri ABI, CAB e di conto è facile ricavare l’IBAN, codici CIN compresi. Lo si può calcolare manualmente, ma conviene rivolgersi ai siti internet che lo fanno gratuitamente in una frazione di secondo. È da notare che per alcuni Paesi come Italia o Paesi Bassi, la parte del codice relativa al numero di conto può comprendere anche delle lettere. In ogni caso gli ultimi dieci caratteri sono sempre cifre.
Codici aggiuntivi, vantaggi e utilizzi alternativi dell’IBAN
Fino a pochi anni fa assieme all’IBAN poteva essere richiesto il codice BIC, Bank Identifier Code (codice di identificazione bancaria), conosciuto anche come codice swift. Era una ridondanza ormai non più necessaria. Il BIC è comunque ancora obbligatorio per i trasferimenti di denaro in Paesi non appartenenti all’area SEPA. Si recupera facilmente o sul sito della banca destinataria o sul sito www.swift.com/bsl.

Semplificando le transazioni transfrontaliere, il codice IBAN ne ha abbattuto i costi, che oggi non sono superiori a quelli relativi ai bonifici nazionali. L’uniformazione informatica ha permesso anche la creazione di nuovi ed economici prodotti bancari come le carte di credito dotate di IBAN: in questo caso la carta non è più collegata a conto corrente, ma diventa essa stessa una sorta di conto sul quale ricevere lo stipendio o dal quale effettuare pagamenti. In definitiva, la maggiore difficoltà compilativa dell’IBAN è stata più che compensata da risparmio e semplicità operativa.
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