Questi strumenti derivati si dividono in quattro grandi categorie, in relazione alla tipologia di bene o grandezza finanziaria cui sono connessi, ossia su: tassi di interesse a lungo termine, tassi di interesse a breve termine, valute e indici azionari. La consegna dei beni contrattati con i Futures, nel caso in cui si arrivi alla scadenza prestabilita, può essere effettuata fisicamente o liquidata per cash settlement. In quest’ultimo caso, non avviene lo scambio fisico dei beni che costituiscono l’attività sottostante al Financial Future, ma i guadagni (o le perdite) vengono liquidati in denaro.
Ad esempio, nel caso di future sull’andamento degli indici di Borsa (per i quali è previsto solo il metodo del cash settlement), compratore e venditore si impegnano a liquidarsi una somma di denaro determinata come differenza fra il valore del contratto al momento della sua stipula e quello alla sua data di scadenza.
Definizione e ruolo della Clearing House
I Futures non potrebbero esistere senza la Clearing House (o “Camera di Compensazione”). Si tratta di un organo che rappresenta la controparte di tutte le transazioni Futures, al fine di garantire il mercato dai rischi di insolvenza. Tale garanzia del buon fine delle transazioni è raggiunta essenzialmente con due strumenti: la limitazione e la selezione dei soggetti ammessi ad operare nella Clearing House e la raccolta, nonché la gestione, dei margini di garanzia.
Solo i soci della Clearing House possono operare nel mercato dei Futures e per essere associati è necessario prestare determinate garanzie sul piano dell’adeguatezza patrimoniale, della congrua organizzazione operativa e della qualifica professionale. I margini di garanzia nascono dallo specifico assetto istituzionale del mercato Futures, il quale prevede che ogni associato alla Clearing House mantenga presso la stessa un conto di deposito sul quale transitano le somme versate e ritirate.
Come vengono impiegati i Financial Futures?
Gli utilizzatori dei contratti Futures possono essere speculatori, hedgers o arbitraggisti. I primi sono soggetti che mirano unicamente a conseguire il massimo guadagno e operano sulla base delle aspettative sull’evoluzione dei prezzi: acquistano quando si attendono un rialzo dei prezzi e rivendono quando questo si è realizzato. L’obbligo di versare i soli margini iniziali e di variazione, unitamente all’incidenza contenuta dei costi di transazione, assoggetta i Futures a un ampio effetto leva, cosa che li rende appetibili ai fini speculativi, ma anche particolarmente rischiosi.
Gli hedgers, invece, agiscono esclusivamente con fini di copertura: operano con l’obiettivo di ridurre il rischio ai quali sono esposti a seguito del possesso di determinati strumenti finanziari. Ad esempio, chi possiede titoli di Stato può vendere contratti Futures su Btp per coprire eventuali perdite per il ribasso del prezzo degli stessi. Infine, gli arbitraggisti operano per mantenere in linea i prezzi dei Futures con quelli delle attività sottostanti agli stessi. Questo scopo viene ottenuto effettuando due operazioni contemporaneamente: una sul mercato sottostante (“market spot“) e una, di segno opposto, sul mercato dei Futures.