Digital Tax al 3% per le Compagnie Web: la Nuova Tassa allo Studio del Governo

Il Governo Conte Bis ha intenzione di introdurre la Digital Tax nella nuova manovra 2020, ad annunciarlo è stato il ministro dell’economia Gualtieri. Si tratta di una tassa che è già stata introdotta nella scorsa manovra, ma che non è stata mai attuata.

L’imposta si inseriva all’interno di un quadro normativo europeo, ma a causa del mancato accordo tra i vari ministri delle finanze dei paesi comunitari alla riunione del consiglio economia e finanza dello scorso marzo, la trattativa per arrivare ad adottare una tassa comune europea è fallita. La questione è poi passata all’Ocse, che entro il 2020 dovrebbe arrivare a formulare una proposta.

Cos’è la Digital Tax

La Digital Tax è una tassa per i colossi del web, ovvero imprese con grandi profitti ma che spesso versano solo una quota minima di questi al fisco.
In Italia, ad esempio, secondo i dati del ministero dell’economia, Facebook ha versato nel 2018 un conto di soli 120 mila euro. Al fine di permettere una corretta tassazione l’Italia ha dunque deciso di adottare questo provvedimento.

Andiamo a vedere ora come sarà strutturata la norma presente nella prossima legge di bilancio, quali saranno le aliquote e a chi sarà rivolta.

Digital Tax italiana su modello Francese

In seguito ai ritardi e ai continui contrasti in sede europea, il governo Italiano ha deciso di adottare una propria normativa, seguendo il modello adottato da Macron in Francia. La Digital Tax prevede un’unica aliquota al 3% su ricavi superiori ai 750 milioni di euro (di cui 5,5 ricavati da prodotti online).

Sarà determinata in base alla dichiarazione IVA in autoliquidazione e riguarderà società che eseguono almeno 3.000 transazioni all’anno. Il calcolo dell’imposto avverrà applicando l’aliquota 3% sull’ammontare dei ricavi in ciascun trimestre. La tassa dovrà poi essere versata nel mese successivo al trimestre e nella dichiarazione annuale dei servizi tassabili prestati entro 4 mesi.

Il provvedimento sarà rivolto, oltre che ai grandi giganti del web, ma anche imprese editoriali, vendite online, pubblicità, piattaforme digitali e trasmissione dati. Il ministero dell’economia definirà poi meglio verso chi è rivolta la norma con i decreti attuativi. Attualmente, in base all’emendamento approvato due anni fa dalla commissione Bilancio del senato, sono esclusi dalla digital tax i contribuenti del regime forfettario, le imprese agricole e i contribuenti nei regimi dei minimi. La Digital Tax è una norma che potrà portare notevoli benefici al fisco italiano, si calcolano infatti entrate per circa 190 milioni di euro.

Il caso britannico

Nel 2015 nel Regno Unito già fu introdotta la Diverted profit Tax, una tassazione del 25% per le società che non risiedano in GB ma che comunque vendono beni e servizi nel paese, e per le società che si trasferiscono in paesi con basso prelievo fiscale.

La nuova Digital Tax formulata dal Regno Unito entrerà in vigore nell’aprile 2020. Si stimano grandi entrate, circa 400 milioni di sterline, e la tassa riguarderà solo le aziende con ricavi superiori ai 500 milioni di sterline.

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