Nello scenario di un’economia come quella statunitense con un prodotto interno lordo in costante crescita ad un tasso prossimo al 4% e un livello di disoccupazione ai minimi storici, la notizia di una crisi così diffusa nel pagamento delle rate dell’auto giunge come un fulmine a ciel sereno e non può che fare notizia. È infatti immediato il richiamo alla crisi dei mutui subprime del 2008 che innescò quella recessione globale da cui molti paesi, tra cui il nostro, ancora stentano a riprendersi.
Una domanda inevitabilmente sorge spontanea: si tratta di un dato isolato e trascurabile o un preoccupante segnale che dietro alla facciata della fiducia ostentata da tutti, qualcosa si sta incrinando? Come spesso accade, la realtà se ne sta nel mezzo. In questo articolo proveremo a comprendere le cause che si nascondono dietro al fenomeno, qualcosa che va ben oltre qualche milione di cattivi pagatori.
Gli americani e la cultura del finanziamento sull’acquisto
Per comprendere il fenomeno è innanzitutto necessario calarsi nella mentalità economica del cittadino medio statunitense, ben differente dalla nostra quando si tratta dell’acquisto di beni di consumo. Per la tipica famiglia americana infatti, l’accesso al finanziamento (che si tratti del mutuo sulla casa o di auto ed elettrodomestici a rate) è qualcosa di perfettamente ordinario, la strada più rapida per accedere all’acquisto desiderato ma per il momento non accessibile. Mediamente noi europei (ed italiani in particolare) attendiamo di possedere almeno il 70% del denaro necessario prima acquistare una casa; un americano possedendo quello stesso denaro punterebbe su un immobile ben più costoso accedendo ad un mutuo per la quota mancante.
Non che si tratti di per sé di una cosa negativa, ma alla luce di questo non deve stupire che 7 milioni di persone negli USA abbiano oltre 90 giorni di ritardo nel pagamento delle rate dell’auto: su una popolazione di oltre 325 milioni si tratta in fondo di una frazione modesta. A suscitare preoccupazione è piuttosto l’oggetto della crisi: una rata da 200/300$ è sufficiente a mandare in sofferenza i conti di così tante famiglie, in un contesto che tuttavia, attenendosi a quanto dicono i dati macroeconomici, è tra i più floridi dall’inizio del secolo.
Piena occupazione, ma con i salari al palo
Come universalmente noto (Trump non perde occasione di sottolinearlo come prova del successo delle sue politiche) la disoccupazione negli USA è scesa ad un livello per noi inimmaginabile: 3,7%. Nonostante ciò, se le famiglie continuano ad avere seri problemi economici un motivo dev’esserci: per troppe persone il lavoro è precario e i salari sono decisamente bassi.
Gli Stati Uniti sono un paese di dimensioni sconfinate, dove tra un centro abitato e l’altro intercorrono distanze di decine, quando non centinaia di chilometri. Eccezion fatta per le grandi metropoli, i trasporti pubblici sono poco diffusi e l’automobile di proprietà è essenziale per recarsi al lavoro, al supermercato e per portare i figli a scuola. Privarsene o rischiare il pignoramento è l’ultima cosa che chiunque potrebbe accettare, eppure se l’insolvenza è così diffusa il motivo può essere uno solo: i soldi per pagare non ci sono.
A fronte di un’economia in una fase espansiva, le politiche federali stanno fallendo in uno degli obiettivi primari: mettere più denaro nelle tasche delle persone.
Una nuova crisi dei mutui all’orizzonte?
A differenza di quanto avvenuto nel 2008, in questa circostanza ad essere in pericolo non è la tenuta delle banche, quanto piuttosto il tenore di vita delle famiglie. Di certo non si verificheranno fallimenti di istituti di credito a causa di qualche rata sull’automobile non pagata, preoccupa però il fatto che vi sia una quota significativa di popolazione che per sostenere le spese ordinarie non può fare a meno di richiedere finanziamenti che difficilmente potrà restituire.
Nonostante la ripresa, l’indebitamento del settore privato non è affatto diminuito e situazioni simili a quella delle rate dell’auto si registrano nei saldi non pagati delle carte di credito e nei prestiti d’onore agli studenti universitari. Se un finanziamento finisce per diventare una condanna al debito è evidente che qualcosa non funziona nello scenario economico, a prescindere dei livelli di disoccupazione. Il fatto che la banche continuino a concedere prestiti a clienti con rating palesemente inaffidabile non rappresenta un metodo sensato per risolvere la situazione, significa piuttosto rimandare il problema con il serio rischio di aggravarlo.