Il settore turistico e la possibilità di concedere alloggi da parte di un privato che non sia in possesso di una partita IVA, negli ultimi anni ha determinato una crescita esponenziale dei B&B, case vacanze e di case per affitti brevi. Portali come Airbnb hanno contribuito a questa crescita, suscitando l’interesse di controlli del Fisco oltre alla necessità di nuove normative a riguardo.
La presenza d siti come Booking e Airbnb rende infatti semplice trovare un alloggio sia per una notte che per intere settimane grazie alle centinaia di miglia di annunci presenti. In particolare avrai sentito negli ultimi tempi una nuova formula che si è molto diffusa e che ha creato anche diverse problematiche per l’Agenzia delle Entrate: l’affitto breve. Ma cosa s’intende con questo termine? Perché si è avuto un incremento dei controlli del Fisco sugli affitti brevi con Airbnb? Quali sono le novità delle nuove normative? Se hai un appartamento o già svolgi queste attività, è necessario essere aggiornati in modo da non aver problemi con il Fisco.
L’affitto breve, differenza con le altre forme di soggiorno
Per prima cosa è importante sottolineare cosi significa affitti brevi e quali sono le differenze con un’altra realtà come quella dei Bed & Breakfast che si stanno diffondendo in maniera esponenziale. La problematica di base riguarda il fatto che sono delle attività che possono essere effettuate da privati, senza quindi la presenza di una società e della partita IVA. Questo rende più complicato da parte della Agenzia delle Entrate poter effettuare dei controlli diretti.
La differenza sostanziale tra B&B e affitti brevi si fonda su un concetto base che le rende due differenti tipologie di locazioni. Infatti nel B&B le camere devono essere interne all’abitazione di chi affitta, mentre nel caso invece dell’affitto breve si può concedere un’unità immobiliare indipendente, quindi una seconda casa. Inoltre mentre i tempi di permanenza nel B&B sono ristretti, nel secondo caso invece si considera la possibilità di prolungarli entro i 30 giorni e poi di rinnovarli.
Airbnb in Italia: Qual è la situazione in Italia e perché l’attenzione del Fisco
Ma qual è la situazione in Italia? Il Fisco ha esteso i suoi controlli su questo settore dato che i numeri che sono connessi al portale Airbnb sono rilevanti e negli ultimi tempi stanno crescendo in maniera esponenziale.
Airbnb è nata nel 2007 con sede a San Francisco. In Italia è arrivata nel 2012 leggermente in ritardo rispetto agli altri paesi della comunità Europea, determinando una crescita costante negli anni. L’accesso al portale è semplice sia per coloro che vogliono cercare un alloggio che per il privato che vuole offrire un servizio. Basta prendere in considerazione gli ultimi dati riportati dal Sole 24 Ore, i quali attestano che gli annunci presenti sull’host di Airbnb a luglio sono più di 416.000 mila, con un’offerta di quasi 2 milioni di posti letto. Una realtà quindi ormai ben presente in Italia con una concorrenza diretta a quella alberghiera gestita però da società dichiarate.
In base alla legge vigente, ogni privato che riceve anche solo per un giorno una persona, deve comunicare sul portale Alloggiati Web della Polizia di Stato le generalità degli inquilini. Se però si raffrontano gli annunci con le registrazioni effettuate si nota una diversità che ha suscitato un certo interesse da parte delle Agenzie delle Entrate dato che il numero si aggira intorno alle 216.000 unità. Di queste più del 50% sono alloggi per affitto con circa 109.000 annunci, mentre i restanti sono B&B, camere d’albergo e case vacanze. Il pressing fiscale attuato negli ultimi anni dal su Airbnb ma anche su altri giganti on-line ha portato nelle casse dello Stato nel 2018 circa 14 milioni di euro. Ma in particolare il settore degli affitti brevi non era soggetto a un regolamento ben preciso.
Come funzioneranno i controlli e le nuove normative
Con il Decreto Crescita si è cercato di colmare le lacune che erano presenti, in modo da offriti delle linee guida e una normativa da seguire per poter adeguare la tua attività, istituendo una serie di controlli aggiuntivi, una banca datti e una migliore comunicazione tra gli organi dello Stato e i contribuenti. DI seguito consideriamo gli aspetti principali.
- Aumento dei controlli: in primo luogo si è allargata la rete dei controlli sulle strutture presenti su Airbnb partendo dagli annunci per verificare città per città le eventuali forme di evasione. Quello che infatti si vuole cercare di combattere e la mancanza di dichiarazione sul portale Alloggiati Web della Polizia di Stato delle locazioni nascoste. Per questo dal 6 agosto di quest’anno, il Fisco avrà diritto di accedere anche alle banche dati della questura al fine di poter verificare il reale svolgimento di un’attività.
- Nuova banca dati e codice identificativo: per evitare la gestione di strutture non dichiarate, viene istituito presso il Ministero delle politiche agricole alimentari e fiscali e del turismo una nuova banca dati delle strutture recettive, attribuendo ad ogni unità un numero identificativo. Ciò significa che quando immetti il tuo annuncio su Airbnb dovrai anche introdurre il codice identificativo rilasciato. Se non lo effettui potrai essere soggetto a sanzioni pecuniarie.
- Obbligo di registrazione degli inquilini: rimane in vigore il portale Alloggi Web della Polizia di Stato con l’aggravio delle pene se non rispetti la registrazione.
- Responsabilità degli intermediari: una novità importante si è avuta anche con l’introduzione della responsabilità solidale degli intermediari. La legge precedente imponeva che gli intermediari delle locazioni dovessero trattenere l’imposta del 21% sugli affitti, ma vi erano state una serie di contestazioni e ricorsi al TAR. Infatti è stato stabilito che in assenza di nomina di un rappresentate fiscale vi sia una coincidenza tra responsabilità fiscale tra il soggetto estero e quello italiano ad esso collegato.