Come Vivere di Rendita: Gli Investimenti per Guadagnare Senza Lavorare

Tra i sogni più diffusi in Italia, vivere di rendita è di certo uno dei più ricorrenti. In effetti, dire addio al caos della metropoli, chiudere con un lavoro particolarmente stressante e trasferirsi in uno dei tanti paradisi tropicali a godersi la vita può essere una splendida idea. Vivendo di rendita, lo è ancora di più. Nel mondo del web, ci sono numerose dritte per centrare appieno questo sfidante obiettivo che, però, non è così facile da raggiungere. Bisogna sempre diffidare, infatti, dei percorsi troppo sicuri.

È possibile vivere di rendita?

Vivere di rendita è però un’espressione un po’ generica. Il significato è che si ottengono vendite passive, derivanti da royalties o da affari di natura immobiliare. A fronte di determinate cifre, si può anche decidere di smettere di lavorare. Tuttavia, è bene precisare che vivere di rendita non è sinonimo di essere ricchi. Se l’intento di base consiste nel vivere senza lavorare, ci sono posti dove a fronte di una rendita mensile pari a 1.000 euro, si può avere un buon tenore di vita.

In altri casi, invece, con la stessa cifra, si riesce anche a vivere a patto che si riducano spese extra e ci si contenga con i consumi. Chiaramente, in gran parte delle metropoli europee, la suddetta cifra non è sufficiente per vivere in maniera dignitosa. Nel significato generale, comunque, vivere di rendita significa anche avere ricchezza e benessere e non solo un tenore di vita dignitoso.

Cosa sono le rendite passive

Le rendite passive sono entrate automatiche di denaro che non necessitano di un impegno costante o di dedizione da parte del diretto interessato che le percepisce. Insomma, si tratta dell’esatto opposto del lavoro da dipendente, visto che il denaro non viene scambiato in cambio del tempo concesso. Tuttavia, pensare alle rendite passive come soluzione per diventare ricchi senza fare nulla sarebbe troppo semplicistico.

L’investimento più comune di rendita passiva è nel mattone. Si mette in affitto un appartamento e si incassa la somma richiesta a fine mese. Ciò significa vivere di rendita. Ma occorre trovare un inquilino affidabile e soprattutto c’è bisogno di un appartamento o di una casa per cui chi ci vive è disposto a spendere la somma desiderata. In molti hanno poi ottenuto rendite passive puntando sull’affiliate marketing: ma hanno dovuto aprirsi un blog, un sito web che è diventato punto di riferimento nel mondo della Rete. E solo allora hanno potuto inserire i link dei prodotti che, puntualmente, sono stati venduti. Gli utenti ci hanno cliccato su, perché hanno reputato la fonte affidabile.

Che dire poi delle rendite passive generate da diritti d’autore, come libri, e-book, fotografie, brevetti, opere musicali?

come vivere di rendita
Come vivere di rendita

Capitale iniziale necessario

Dare una risposta secca alla questione inerente al capitale iniziale necessario per vivere di rendita è praticamente impossibile. Vi sono infatti tutta una serie di fattori e di esigenze che variano da caso a caso. Avere ben chiaro a quanto deve ammontare il reddito mensile necessario per poter vivere è il punto di partenza. Poi dipende da dove si desidera mettere radici e ancora che tipo di esigenze occorre fronteggiare. Da single è una cosa, da sposati e con figli completamente un’altra. Lo stile di vita attesa infine incide molto sull’argomento. Inoltre, nel programmare un vita di rendita vanno incluse necessariamente spese impreviste e polizze sanitarie.

Prima di tutto è bene calcolare attentamente le spese mensili che occorrono in media per poter vivere in condizioni normali. Per una via di rendita, è bene moltiplicare il suddetto importo per due. Dopo aver calcolato il risultato, moltiplicandolo per 12, si ottiene la rendita media annua che è la somma che basta per poter vivere anche senza naturale. Tenendo conto di stime realistiche, onde evitare già degli imprevisti dopo un paio di anni, il capitale necessario per poter vivere di rendita senza lavorare deve essere pari ad almeno 30 volte la rendita annuale. 30 volte perché tenendo conto del fatto che il capitale va investito in modo prudente, ottenendo al netto dell’inflazione circa il 3% all’anno, si incassa una somma tutto sommato sufficiente per poter vivere bene in futuro. Conditio sine qua non è che il capitale accumulato vada messo a reddito e che non si commettano errori.

Se bastono 3.000 euro al mese per vivere di rendita, occorre un capitale di partenza di 1.080.000 euro. Dipendere solo dal lavoro che si svolge può essere rischioso, perché se le cose si mettono male, si corre il rischio di avere difficoltà una volta che i risparmi si esauriscono. Ecco perché generare rendite passive, magari coltivando alcuni hobby, passatempi o saper investire, è fondamentale per evitare complicazioni.

La regola del 4%: cos’è e come funziona

Attorno alla fine del Novecento, alcuni studiosi come Daniel T. Walz, Carl M.. Hubbard e Philip L. Cooley hanno valutato l’importo che può essere prelevato dagli investimenti effettuati, senza però andare mai a intaccare il capitale di partenza. Più precisamente, è bene chiedersi a quanto ammonta l’importo che può essere prelevato senza che il capitale iniziale venga esaurito.

Nel Trinity Study in oggetti sono stati condotti tutta una serie di backtest sull’andamento del mercato: nello specifico, i ricercatori si focalizzarono su svariate tipologie di portafogli di investimento. La differenza risiedeva nella composizione. Alla fine, i risultati sono stati esaminati in termini statistici: a prescindere dal portafoglio di investimento, la somma media prelevabile senza intaccare il capitale corrisponde al 4%.

Certo è che rispetto all’inizio del Novecento le cose sono drasticamente cambiate: il mercato è oggigiorno decisamente più instabile e imprevedibile e la rivoluzione generata da internet è stata di proporzioni notevoli. Non a caso, lo storico dei risultati non è sinonimo di garanzia per la costruzione di un futuro sereno, basato sul vivere di rendita.

Circa la validità della regola del 4% nella società attuale, è opportuno precisare che il Trinity Study è stato aggiornato nel 2014, grazie alle ricerche condotte dal professor Wade D. Pfau: lastima riguardava i rendimenti futuri piuttosto che il passato. Le simulazioni effettuate hanno dimostrato che la regola del 4% non risulta così efficace come in passato. Allo stesso tempo, un tasso di prelievo inferiore garantisce margini di sicurezza superiori.

In concreto, l’investitore che punta sulle obbligazioni non riesce a soddisfare i tassi di prelievo richiesti. Inoltre, la diversificazione è allo stato attuale delle cose l’opportunità migliore per vivere di rendita: un portafoglio al 100% azionario nel medio periodo difficilmente ha successo nel lungo periodo.

Anche un portafoglio al 100% di obbligazioni non rende al meglio, per via di un tasso di prelievo che può dimostrarsi superiore al 4%. Restando sul lungo termine, invece, un portafoglio di investimento diversificato e comprensivo sia di azioni sia di obbligazioni ha più probabilità di dare migliori risultati. Portafogli con percentuali di azioni superiori si confermano la soluzione ottimale a fronte di tassi di prelievo piuttosto alti. Non a caso, oggi, il rendimento generato dalle obbligazioni è davvero minimo e prelevare senza intaccare il capitale sarebbe solo utopia.

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