Con il Decreto Rilancio arriva il prolungamento della cassa integrazione stanziata a seguito dell’emergenza Coronavirus. In questi giorni, per lavoratori e imprese, sono stati studiati e approvati nuovi provvedimenti, stanziati altri quindici milioni di euro destinati a tal fine.
Ad oggi si sa solo che la cassa integrazione è partita il 17 marzo ma questa potrà essere utilizzata fino alla metà del mese di agosto. Il Decreto, però, prevede ulteriori novità. Vediamo di cosa si tratta.
Il provvedimento
In base al Decreto Rilancio la cassa integrazione già prevista nei precedenti DPCM, quindi, viene prolungata ma la novità sta nel controllo richiesto dai sindacati. Quindi ogni richiesta verrà sottoposta all’esame congiunto dell’azienda e del sindacato. Si tratta di un provvedimento adottato sulla scia dei precedenti e a richiedere maggiori garanzie è stato proprio il sindacato. Ciò si è ritenuto necessario alla luce del fatto che, ad oggi, i soldi per i dipendenti non sono ancora stati liquidati se non in minima parte.
Cosa succede, però, con il prolungamento? Le nove settimane aggiuntive vengono spezzate in due blocchi. Quindi la cassa integrazione sarà fruibile per cinque settimane più altre quattro. Il primo blocco potrà essere richiesto al momento del bisogno, mentre, se le aziende dimostrano di avere una forza economica in grado di pagare i dipendenti, non ne potranno fare domanda.
Il motivo del doppio passaggio sta nel fatto che le aziende tendono a richiedere la cassa integrazione per tutto il periodo di disponibilità ma, molto spesso, accade che la rinuncia per la restante parte avviene nel momento in cui l’attività sembra essere ripartita. Il motivo, quindi, è da trovare proprio nel fatto di poter destinare la parte di denaro inutilizzata per altri tipi di sussidi.

Spiega Marco Leonardi, consigliere economico del Ministro Gualtieri che, grazie a tale suddivisione, solo chi avrà ancora bisogno potrà richiedere la seconda parte della cassa integrazione.
La tempistica di liquidazione
Polemica di queste settimane è proprio la tempistica relativa alla liquidazione della cassa integrazione. Infatti, ad oggi, sono molti a non aver ricevuto ancora un euro. Sebbene ci siano stati accordi con Poste Italiane riguardo alla liquidazione anticipata del denaro, questo non sembra essere un provvedimento utilizzabile da tutti.
Allora cosa cambia con il Decreto Rilancio riguardo alle tempistiche? Se i tempi ordinari di attesa possono arrivare anche a quattro mesi, l’articolo 73 cerca di trovare una quadra sulla faccenda. Quindi la cassa integrazione, dall’entrata in vigore del decreto, potrà essere richiesta direttamente all’Inps senza dover interpellare la Regione o l’ente bilaterale in alcuni casi.
L’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale potrà anticipare il 40% della cifra richiesta non a completamento della pratica ma in anticipo. A essere sbloccati, però, saranno i primi fondi stanziati con il precedente Decreto Cura Italia. Operando in tale modo il processo risulta più snello e permette di poter dare denaro ai dipendenti che ne dovranno usufruire.
Accade, però, che la procedura per ogni tranche sia differente. Quindi se la prima tranche è stata liquidata in anticipo, per la seconda che dovrà partire tra qualche mese, non c’è ancora chiarezza. I sindacati, però, in forza del credito, richiedono che si sblocchi immediatamente almeno la prima tranche della cassa integrazione in deroga.
I licenziamenti
Anche se il prolungamento delle nove settimane aggiuntive di cassa integrazione è una buona notizia, non sfugge il fatto che tale allungamento dei termini non sia in grado di coprire i cinque mesi in cui vige il blocco del licenziamento per i dipendenti. Quindi per il futuro c’è ancora incertezza.
Confindustria e Confartigianato, infatti, a riguardo esprimono ancora molte perplessità sull’argomento poiché la chiarezza, a loro dire, sembra ancora lontana.