Se vi siete recati recentemente presso la vostra banca o presso il vostro consulente finanziario e avete chiesto di valutare un investimento sicuro e di lunga durata, è possibile che vi sia stato proposto il Buono del Tesoro Pluriennale con scadenza nel 2067, comunemente noto come BTP 2067. Ma, che cos’è un BTP? È davvero sicuro? Inoltre, una scadenza tra 50 anni, conviene? E come sta andando? Questo articolo proverà a fornirvi le risposte che cercate.
Che cosa è il BTP 2067? In generale, il BTP è una obbligazione emessa dallo Stato Italiano vale a dire, un prestito concesso da un investitore all’Italia in cambio di interessi periodici (semestrali) denominati cedole, calcolati sulla base del tasso di interesse pattuito all’atto dell’emissione. Il prezzo di un BTP, se acquistato al momento dell’emissione, è pari al valore nominale (100) vale a dire all’importo che verrà rimborsato all’investitore alla scadenza; se invece il tiolo viene acquistato successivamente (sul cosiddetto mercato secondario), il prezzo potrà essere maggiore o minore del valore nominale a seconda dell’andamento registrato. Le scadenze dei BTP possono andare da 3 anni a 50, come è appunto il caso del BTP 2067.
Acquistando questa obbligazione, in parole povere, un investitore (banca, fondo o soggetto privato che sia) presta denaro allo Stato Italiano che a sua volta si impegna a rimborsare il valore nominale alla scadenza, nel 2067 (tra circa 50 anni!), e a versare il primo marzo e il primo settembre di ogni anno gli interessi calcolati al tasso del 2,80% sul valore nominale del prestito.
È un investimento sicuro?
Una considerazione che può apparire banale ma che è la base per ogni riflessione economica e finanziaria è che la certezza non esiste: il rischio (di perdere i propri soldi) è connaturato a qualsiasi investimento. Per questo motivo, d’altro canto, ogni investimento è remunerato: più è alto il rischio che accettiamo di assumere, maggiore è il ritorno (il tasso di interesse) che otteniamo. Per converso, se cerchiamo una remunerazione alta, dobbiamo aspettarci proposte caratterizzate da un rischio significativo.
Le obbligazioni emesse dallo Stato Italiano, e tra queste i BTP, sono rischiose quanto lo è lo Stato Italiano stesso: se siamo ragionevolmente convinti che uno stato abbia meno possibilità di fallire rispetto ad una azienda privata, allora ci riterremo più sicuri nell’investire in obbligazioni che in azioni. E generalmente otterremo un ritorno minore. Per quanto concerne i BTP 2067, altro importante elemento di rischio è la durata: investendo i nostri soldi per 50 anni, la possibilità che il tasso che ci viene offerto (e che oggi sembra coerente) possa risultare nel tempo inaccettabile (perché troppo basso rispetto alle alternative di volta in volta disponibili) è alto. Specie in una situazione politica e sociale fluida come quella attuale.
Come sta andando il BTP 2067
L’andamento del BTP 2067 è condizionato da quello corrispondente degli altri titoli emessi dallo Stato Italiano con scadenze pluriennali (anche se non così lunghe). È evidente che, qualora i tassi attesi di queste emissioni dovessero aumentare, il valore del BTP 2067 scenderebbe: per quale motivo un soggetto dovrebbe accettare di investire i propri soldi per 50 anni ottenendo un rendimento più basso (o non più alto) di quello che avrebbe da scadenza molto più brevi (10,15,20 anni)? Di conseguenza, questa prospettiva porterebbe ad un calo del prezzo del BTP 2067 sul mercato secondario (mentre il valore nominale rimane fisso a 100).
Nel corso dell’ultimo anno, il prezzo del BTP 2067 ha oscillato tra gli 81 e i 95 euro, indicando chiaramente come, data la durata molto lunga, il titolo non appare così appetibile per gli investitori. A chi conviene dunque comprare questo BTP? Con ogni probabilità, l’emissione ha come platea gli investitori istituzionali, in particolare le società di assicurazione che prevedono di dover fronteggiare pagamenti molto dilazionati nel tempo. Non sembra invece convenire oggi ai soggetti privati (cioè alle persone comuni), sia per la lunga prospettiva del rientro, sia per la connessa volatilità del tasso e del prezzo.