Brexit: Cos’è e Conseguenze ad Oggi

Il termine brexit è formato dalle due parole Britan ed exit ed indica il processo che dovrebbe portare all’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea. La genesi della brexit risale al febbraio 2016 quando, l’allora primo ministro conservatore David Cameron, nel tentativo di presentarsi con maggiore peso al tavolo delle trattative per una rinegoziazione del trattato con l’unione Europea, decise di indire un referendum sulla permanenza nell’Unione.

Remain o Leave?

Lo stesso Cameron si era dichiarato a favore della permanenza, entrando a far parte della corrente cosiddetta del “remain”, ma non aveva tenuto conto della presa che le argomentazioni dello schieramento “leave” potevano avere sulla popolazione che abita nella provincia, nelle zone rurali o nelle periferie. La campagna elettorale è stata piuttosto accesa ed ha visto l’uso di toni a tratti quasi violenti, soprattutto da parte di alcuni esponenti del Partito per l’Indipendenza del Regno Unito (UKIP) di Nigel Farage, ed è stata segnata da un doloroso episodio di sangue: l’assassinio di una delle più convinte sostenitrici delle ragioni del “remain”, la deputata laburista Jo Cox. Contrariamente alle previsioni il referendum svoltosi il 23 giugno 2016 nel Regno Unito e a Gibilterra ha visto prevalere i favorevoli all’uscita dall’UE con il 51,9% dei voti, contro il 48,1% degli elettori che ha votato per la permanenza.

Vince il Leave

Il risultato del refendum ha colto impreparato lo stesso Cameron il quale ha rassegnato le proprie dimissioni. Bisogna dire che anche una buona parte degli osservatori politici nel mondo intero aveva preconizzato un diverso esito. Dopo il “ritiro” dei due vincitori del referendum, Nigel Farage e Boris Johnson, la responsabilità della trattativa sul distacco dalla UE è passata nelle mani di Theresa May, il nuovo ed attuale primo ministro conservatore, la quale sembra voler ricalcare, in qualche modo, le orme dell’euroscettica Margaret Thatcher, ritagliandosi un ruolo da nuova Lady di Ferro.

Una parte del Paese non ha digerito l’esito del referendum. Londra, la Scozia e l’Irlanda del Nord, ad esempio, hanno votato a favore del “remain” e in diverso modo e a diverso titolo manifestano fortemente il proprio dissenso. Dopo aver risolto alcuni problemi di carattere giuridico, il 29 marzo 2017 il governo inglese ha inviato a Bruxelles la lettera di notifica dell’attivazione della procedura di uscita.

Il Processo di Uscita

Il 5 aprile 2017 il Parlamento europeo ha votato a larga maggioranza una risoluzione che delimita i confini entro i quali dovrà realizzarsi il processo di uscita. I negoziati hanno, quindi, avuto inizio il 19 giugno 2017. Anche se sono rimaste forti contrarietà interne al Regno Unito, gli incontri sono andati avanti ed è del 19 marzo 2018 l’annuncio del capo negoziatore Ue Michel Barnier secondo il quale l’accordo è “completo” su diritti dei cittadini e conto economico/finanziario del distacco. Resta invece da chiudere la questione irlandese.

Conseguenze della Brexit

Le conseguenze macroeconomiche, geopolitiche e finanziarie sono ancora tutte da verificare. Le previsioni sono, a seconda dell’ente che le propone, molto diverse tra di loro ed i segnali emersi finora lasciano spazio ad interpretazioni tutt’altro che univoche. Gli unici fatti incontrovertibili sono che la sterlina ha subito un forte deprezzamento e che alcune aziende multinazionali hanno preferito spostare il proprio quartier generale da Londra ad altre città europee. Se questo possa significare un declino del Regno Unito come qualcuno profetizza o possa consentire a Londra di diventare un nuovo paradiso fiscale come sostiene qualcun’altro, è decisamente presto per dirlo.

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