Le tipologie di bailout
Vi sono diversi motivi che spingono per la realizzazione di un piano di salvataggio. Innanzitutto, esso può esser fatto per mero profitto, allorquando un investitore acquista un cospicuo numero di azioni da una società in crisi ad un prezzo di vendita vantaggioso. Inoltre, può esser realizzato ai fini del progresso e del miglioramento della società: è il tipico caso del soggetto che a fronte di una società in perdita che produce alimenti decide di reinventarla organizzando una rete di distribuzione di cibo gratuita.
Nondimeno, la necessità di attuare un piano di salvataggio per una società può essere visto come l’unica alternativa per evitare peggiori conseguenze a livello socio-economico: ad esempio, uno Stato la cui economia nazionale si fonda largamente sul trasporto sarà incline ad attuare piani di salvataggio in maniera specifica per le grandi compagnie in crisi economica che assicurano i trasporti.
Pertanto, attuando tale soluzione si tende ad evitare gravi squilibri sociali che implicherebbero la perdita di migliai di posti di lavoro e cagionerebbero un impoverimento diffuso tra la popolazione.
Tuttavia, nella maggior parte dei casi, le operazioni di bail out sono molto criticate da coloro che si occupano di welfare aziendale, poiché si ritiene che inducano tali imprese a mantenere e a perdurare con un atteggiamento irresponsabile a livello societario. Tuttavia, i governi di tutto il pianeta hanno posto in essere almeno una volta operazioni di salvataggio delle proprie imprese sin dagli inizi del ventesimo secolo, rendendo ben chiaro alla popolazione come le esigenze dei signoli dovevano essere sacrificate per il benessere dello Stato.
L’esempio della crisi economica
Un celebre esempio in cui sono stati attuati piani di salvataggio per le imprese è costituto dal bailout operato dal Governo degli Stati Uniti nei confronti delle società finanziarie responsabili del crollo dei mutui subprime statunitensi nel 2008. I tristemente noti istituti di credito Countrywide, Lehman Brothers e Bear Stearns sono stati tratti in salvo dal Governo, il quale ha attuato uno specifico piano (TARP) finalizzato all’acquisto di 700 miliardi di dollari di asset tossici dai bilanci delle società in crisi, erogando in ultima analisi più di 426 miliardi alle istituzioni finanziarie.
Il TARP sempre nel 2008 si è occupato anche si risanare la crisi economica che aveva colpito il settore automobilistico a causa del calo delle vendite delle auto di grossa cilindrata. Sono stati, pertanto, spesi oltre 17 miliardi di dollari per salvare le due più grandi compagnie automobilistiche degli Stati Uniti, Chrysler e General Motors.