Il tanto discusso anatocismo bancario sta a significare che gli interessi a loro volta si aggiungono al capitale, producendo nuovi interessi. Questo fenomeno, in genere, prende il nome di capitalizzazione degli interessi. In pratica, i titolari di un conto corrente presso una determinata banca risultando creditori della stessa (in ragione del fatto di aver depositato i propri risparmi in un apposito conto corrente) allo scadere dell’anno solare hanno diritto a degli interessi, da parte dell’istituto bancario, che andranno a sommarsi al capitale producendo a loro volta nuovi interessi per il successivo anno solare. In passato invece se ad essere creditrice fosse stata la banca, questa aveva diritto al versamento degli interessi a scadenza trimestrale. Questi interessi andavano a sommarsi al capitale dovuto alla banca e venivano quindi presi in considerazione per il computo di nuovi interessi.
C’era quindi una sostanziale disparità di trattamento tra il cliente, che aveva diritto al pagamento degli interessi da parte della banca a cadenza annuale e la banca, che invece aveva diritto al pagamento degli interessi a cadenza trimestrale. La situazione è notevolmente cambiata a partire dalle famose sentenze della Suprema Corte del 1999 che hanno introdotto il “divieto di capitalizzazione trimestrale degli interessi passivi”.
Le nuove regole sull’anatocismo bancario
A partire dal 2016 il nuovo articolo “120 del Testo Unico Bancario” e il “Decreto n.343 del Ministero dell’economia e delle finanze” hanno introdotto nuove norme in materia di anatocismo bancario. Tra cui vanno ricordate alcune semplici regole:
- sia gli interessi attivi che quelli passivi hanno entrambi la stessa scadenza (generalmente annuale);
- gli interessi passivi non possono aggiungersi al capitale e produrre nuovi interessi passivi;
- gli interessi passivi vanno computati con cadenza annuale, al 31 dicembre e dovranno essere versati entro l’1 marzo dell’anno seguente.
Come versare gli interessi passivi
Per evitare l’indebitamento, i clienti della banca possono versare gli interessi passivi optando per tre diverse vie:
- pagamento in contanti o attraverso bonifico bancario da altro conto;
- pagamento con addebito sul conto corrente, per cui in caso di saldo positivo, all’1 marzo, gli interessi passivi verranno compensati mentre in caso di saldo negativo gli interessi verranno ad aggiungersi all’importo finanziato incrementando così la somma da rimborsare all’istituto di credito;
- possibilità di accordarsi con la banca per far si che eventuali somme in entrata, come ad esempio bonifici, vengano utilizzati per il pagamento degli interessi.
Pagamento degli interessi passivi con addebito in conto
Se il cliente intende pagare gli interessi passivi optando per lo strumento di addebito direttamente sul conto corrente deve dare l’autorizzazione, in forma scritta oppure digitale, con la quale esprime il proprio consenso in maniera chiara e specifica. L’autorizzazione viene resa dal cliente al momento della stipula del contratto, che da origine al rapporto con l’istituto di credito, oppure in un momento successivo e può essere revocata in qualsiasi momento.
Restituzione degli interessi anatocistici non dovuti
Se il cliente ha pagato alla banca interessi anatocistici non dovuti ha diritto a richiederne il rimborso. La recente sentenza n. 3190 del 2017 della Suprema Corte ha confermato la precedente posizione per cui il diritto al rimborso degli interessi anatocistici indebitamente pagati alla banca si prescrive in 10 anni i quali cominciano a decorrere dal momento di estinzione del debito.